mercoledì 8 febbraio 2012

'U matrimoniu i' Giangurgolo


Giangurgolo è un'antica maschera calabrese della Commedia dell’arte, di origine incerta. Pare sia nata a Napoli verso la metà del 1600 e poi, passata in Calabria, sia rimasta maschera tradizionale della regione.
 Il nome Giangurgolo vuol dire "Gianni Golapiena" , per sottolineare la sua caratteristica principale: la fame, l'ingordigia, l'insaziabilità di cibo che l'accompagna sempre.
Giangurgolo rappresenta un capitano calabro-spagnolo e lo mette in ridicolo, parla un dialetto calabrese mescolato a parole spagnoleggianti. Porta sul volto una mascherina rossa, con un nasone di cartone, in testa un alto cappello a forma di cono, con fascia rossa, ornato con una cadente piuma di pavone. Indossa un collettone bianco alla spagnola tutto pieghettato, un corpetto rosso e un giubbone a righe gialle e rosse  con  calzoni sotto il ginocchio ,  cinturone e un lungo spadone.
A questa maschera tradizionale è dedicata la commedia  in due atti “ U matrimoniu ‘i Giangurgolo”, scritta da Vincenzo Perugini e messa in scena per la prima volta dalla  Compagnia Teatro di Reggio, nel 1981 , a cura di Enzo Zolea.


Le maschere di Giangurgolo e Coviello


   

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